Dalle informazioni pubblicate dalla stampa, sembra che Tata Steel stia valutando la possibilità di offrire ai contribuenti britannici il 50% delle sue azioni nell’acciaieria di Port Talbot, nel Galles.
Questa opzione viene discussa come parte della strategia per garantire il futuro dell’azienda. A causa del blocco dell’attività a seguito della pandemia da coronavirus.
Secondo Sky News, il gigante indiano dell’acciaio avrebbe bisogno di circa 900 milioni di sterline dal progetto Birch.
Questo fondo è stato istituito per fornire sostegno statale alle aziende strategicamente importanti colpite dalla pandemia.
Se questa proposta dovesse diventare realtà, significherebbe che questo grande produttore di lamiere dovrebbe rinazionalizzarsi.
Questa sarebbe solo una delle opzioni discusse nel tentativo di ridurre i debiti generati dalla pandemia.
Secondo il Sunday Times, Tata Steel starebbe valutando anche la possibilità di chiudere i 2 forni dello stabilimento.
E sostituendoli con forni elettrici ad arco. Questa variazione influenzerebbe i circa 3.500 posti di lavoro nello stabilimento di Port Talbot.
I sindacati temono che con il passaggio alla produzione di acciaio nei forni elettrici ad arco si possa verificare una massiccia perdita di posti di lavoro, dato che non serviranno più tutte le strutture necessarie per gestire il minerale di ferro e il carbone utilizzati dai forni, i forni elettrici ad arco che utilizzano solo rottami metallici.
Allo stesso tempo, però, il fondo statale Birch prevede disposizioni restrittive per quanto riguarda gli investimenti.
Il governo britannico intende investire solo nelle aziende che si impegnano a raggiungere emissioni zero entro il 2000.
Insieme ad altre operazioni del gruppo indiano in Gran Bretagna. Poi, con l’annuncio del Regno Unito di uscire dall’UE, il processo di vendita dell’industria siderurgica è stato bloccato.
L’acciaieria di Port Albot ha iniziato la sua attività nel 1923. Negli anni ’60 questa sede si chiamava Abbey Works. Era il più grande produttore di acciaio d’Europa con 18.000 dipendenti.
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